Progetto Pier Paolo Pasolini

Nel bellissimo adagio posto al termine di Poeta delle ceneri, Pasolini definisce la musica come «l’unica azione espressiva forse, alta, e indefinibile come le azioni della realtà» nel tentativo di descrivere un elemento fondante che va a costituire il suo immaginario di intellettuale, regista, scrittore, pittore e poeta. 

Un fascino di natura passionale dato da fortissimi impulsi, nei cui confronti la riflessione razionale, pur sempre viva e interessantissima, resta comunque ancillare e subordinata. La musica, nella produzione di Pasolini, ha sempre costellato le pagine della sua narrativa, i suoi percorsi poetici e, soprattutto, il suo cinema. 

I rapporti di Pasolini con l’universo sonoro vanno considerati tentando di scandagliare le profondità del suo pensiero che con il mondo dei suoni aveva un rapporto sicuramente eletto. Egli aveva insite nella propria personalità le condizioni per potersi esprimere musicalmente, a partire dai profondi silenzi che gli permettevano di cogliere la musicalità della realtà a lui circostante. 

La musica, pertanto, nella sua parabola artistico-esistenziale non costituisce un semplice oggetto d’indagine, come potrebbe invece esserlo in quella di altri registi, poeti o scrittori ma è piuttosto una delle chiavi privilegiate per accedere al suo pensiero. Questo progetto nasce dalla volontà di mettere in risalto i rapporti di Pasolini con la musica in tutta la sua complessità, a partire dal fascino che egli subì dalla musica classica, quella di Johann Sebastian Bach in primis, conosciuta negli anni trascorsi a Casarsa grazie alla violinista Pina Kalc, e di Wolfgang Amadeus Mozart, per giungere all’amore per la musica popolare, soprattutto quella friulana che lo porterà a dare vita ad un singolare spettacolo.

Roberto Calabretto

Con la collaborazione di